sabato 15 ottobre 2011

...Diario di una Ninfa...




Attraverso castelli di carta in fiamme tra uno scenario e l'altro della mia esasperazione. Foglie di impetuoso oblio mi trascinano in una folata di odio. E il mio cuore sta stentando da sempre e sempre continuerà a stentare, ma resiste. Non ho idea di come, ma nonostante il fuoco mi stia bruciando le membra e mi stia distruggendo fegato, cuore, polmoni e anima, restiste. 
Per quanto ancora andrò avanti così? Per quanto ancora resisterò prima del traguardo?

Una guerra sarà quasi finita ormai. Ma ce ne sarà un'altra da affrontare e vale la pena di essere vissuta di più della precedente perché questa sarà la guerra di quando la mia libertà sarà finalmente nelle mie mani e non in quelle di qualcunaltro. Sarò libera. Come ho sempre voluto. Libera, selvaggia, spietata, senza nessun padrone e con la mia sola voce nella testa. Sì...effettivamente sarò così. Ma il mio passato mi perseguiterà per tutta la vita. Per tutta la vita io dovrò affrontarlo, se non nell'oggi, nel domani, se non nel dopodomani, nel giorno dopo ancora. Non finirà mai. Sarà un'eterna persecuzione. E la mia condanna. Il mio prezzo da pagare. La Dea sa solo per cosa. Perché almeno in questa vita...Maledizione, almeno in questa vita io non credo di aver fatto alcun male per meritarmi tutto questo. 

Camminare. Una cosa che mi ha sempre fatto sentire meglio. Camminare, camminare, camminare, camminare...senza una meta, con le cuffie nelle orecchie ad ascoltare il ritmo dei miei passi che viene miscelato alla musica, accelerando l'andatura, o rallentandola o addolcendola...o inasprendola. Mi fa sfogare qualsiasi pensiero negativo. Mi fa scaricare l'energia accumulata. Mi basterebbe questo e potrei fare il giro del mondo a piedi. Immagina che bello poter scalare le montagne, affrontare la mia paura dell'altezza e sentire il gelido vento del nord penetrarmi nelle membra cercando di distruggermi e io ad affrontarlo quando e dove il suo influsso è spaventosamente più forte...
Immagina quanto sarebbe stupendo camminare all'infinito lungo una riva, lungo una costa sentendo sotto i piedi il soffice tocco della sabbia e nel contempo ascoltare l'incresparsi delle onde quando mi affondano le caviglie nelle loro acquee e scalare gli scogli con la delicatezza di un'intrepida farfalla...
Oppure ancora, come stamane.
Proprio stamattina, non so per quale motivo ma ero carica di adrenalina e non mi stavo un attimo ferma. Sembravo un grillo. O un topo salterino uscito dal libro di Coreline. Nell'ora di ed. Fisica correvo, saltavo, non c'é stata una sola volta in cui non acchiappassi la palla al volo. Volevo fare di tutto. Ero pronta a tutto. Quando finì quell'ora mi rattristai perché ancora volevo muovermi. Così aspettai le seguenti tre ore per dirigermi nel Bosco accanto al Liceo e correre, saltare, camminare e muovermi quanto cavolo volevo io e per quanto cavolo volevo io. Non so cos'era. Forse il vedere la foto che ieri mi sono stampata in un momento di pazzia dell'uomo dei miei sogni?

O forse era qualcosa di immotivato che come al solito mi capita ma non ho la più pallida idea di come spiegarlo?
O forse volevo semplicemente sentirmi libera. Sentire il vento tra i capelli, ascoltare il cuore degli alberi quando li abbraccio, ascoltare il sussurro del vento, andare in posti dove i recinti non esistono. Forse volevo solo sentirmi così.

Presi il mio cappotto nero e la borsa, lasciai Naika con suo fratello e me ne partii con il vento in poppa verso l'orizzonte, come un avventuriero.

Chiesi al custode se mi poteva guardare la borsa, così gliela lasciai, presi il cellulare e l'auricolare e iniziai a camminare. Inizialmente il cellulare lo tenni in tasca, mentre le cuffie si attaccarono bene nell'incavo delle orecchie. Ma quando iniziai a correre, corsi talmente tanto forte che sfrecciavo tra gli alberi e per poco non mi accorsi che il mio cellulare cadde a terra smontandosi. Mi fermai di colpo con l'affanno al petto e l'adrenalina ferma in corpo, controllando che fosse tutto apposto. Niente di grave per fortuna

Rimontai il telefono con batteria, coperchio e auricolare e, invece di metterlo in tasca lo infilai dove non poteva scivolare fuori così facilmente: nel reggiseno! :P
Ho ricominciato a correre. Prima con ritmo lento, poi in crescendo. Correvo. Correvo sempre più veloce. Più veloce e più veloce ancora, non badavo al mio respiro. Quasi riuscivo a librarmi in aria. Mi sentivo libera. Libera come un'aquila. In quei piccoli istanti, in quei singoli e pochi istanti mi sono sentita come in realtà amerei essere. Per sempre libera. E in quel momento...il mondo era mio.

Per un po' ho corso, finché...

No.

Stavo andando dall'altra parte del bosco quando vidi le reti di plastica arancione che dividevano a metà il mio spazio che fino ad allora era infinito. No! No! Non volevo!

Poi vidi l'insegna 'Non oltrepassare'. 

...

Fui tremendamente tentata di farlo. Volevo osare. Volevo sfidare quel cartello quasi come se fosse stata una persona in carne ed ossa a dirmi cosa non dovessi fare. 

Ma poi scelsi di andare dove non c'erano recinti. Dall'altra parte del bosco, dove un cancello sfocia sulla strada che porta a Ercolano, c'è un enorme prato. 

Non seguii i sentieri. Erano troppo limitativi. Così mi addentrai nella boscaglia più fitta affrontando rami, foglie rinsecchite, frasche, insetti ed erbacce. Amo tutto questo. 

Era tutto selvaggio. E lo amavo. Era il mio mondo parallelo. Era il mio rifugio. 

Dunque, eccomi a saltare tra un albero e l'altro e poi...
Potopòm!

Capitombolai proprio nell'erba appena tagliata di quello spazio magnifico e sconfinato. Il Paradiso. Era quello. 

Mi alzai e mi pulii i vestiti stropicciandomi con le mani i pantaloni e il sedere che, non so se era vero, ma avevo la sensazione che si fosse fatto o verde o marrone. 

Lasciai perdere il mio sedere e ripresi a camminare, col vento tra i capelli. Dal camminare al correre di nuovo. Sorrisi. Sorrisi perché quando iniziai a correre, lo stormo di uccelli che si era posato sul terreno si levò in aria tutt'intorno a me come una tovaglia trasportata dal vento. Era spettacolare. Era magia. Era la mia felicità assoluta. Sì. Ero felice. 

Ero in armonia col mondo. Stavo bene. Ero serena. Tutto ciò che avevo vissuto con agonia fino a quel momento, in quel paradiso, non esisteva più. Se pensavo, pensavo solo a lui. 

Poi vidi l'albero. Il mio albero. Quello che un anno fa era bianco e spoglio e sembrava un tronco senza vita. Era verde, rigoglioso, forte, alto e pieno di fronde. Sorrisi di nuovo. Ma stavolta sorrisi a lui. 

Sapevo che eri vivo. 

E in quel momento, l'abbracciai e lo sentii. Ero viva anch'io.



Nocticula

1 commento:

  1. Siamo il passato che abbiamo vissuto, un concentrato di sogni in perenne fuga dalle proprie paure.
    Combatterai sempre, e sarai sempre inseguita da ciò che eri, non puoi cambiare questo, ma devi essere grata a quel passato, perché se oggi sei così, lo devi a lui.
    Io sono molto grata al tuo passato, perché se fossi stata diversa, forse non saresti nella mia vita, oggi.
    TVB
    Lil

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Fasi Lunari...)O(

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