giovedì 13 dicembre 2012

Questa è la mia storia - I° Episodio.

Non so se il verbo giusto sia 'cominciare' in quanto tutto questo è iniziato secoli e secoli prima ancora che nascessi in questa vita.
Il mio corpo ha diciotto anni ma la mia anima ne ha più di 300. Vi racconterò pezzo per pezzo questa storia in modo che possiate capire quanto è stato straordinario per me scoprire ciò che ora so.
Fin da bambina vedevo delle cose. Cose che altre persone non vedevano. Ma la cosa più importante è che io da sempre sentivo dentro di me che quel corpo ove abitavo non era il mio. Niente di ciò che era intorno a me l'ho mai sentito appartenermi. Mi sono sempre sentita un pesce fuor d'acqua, ora ancora di più.
Sembrerà banale affermare questa sensazione ormai ventennale, poiché non sono l'unica che si è sentita così...
Sono sempre stata attirata dalla magia, dalle streghe e da ciò che era ignoto alla coscienza collettiva. Fin da piccola vedevo spiriti, spiriti ovunque, e molto spesso questi ultimi mi chiedevano continuamente aiuto, ma io, inesperta qual'ero, avevo paura di loro e cercavo di evitarli, fin quando poi non riuscii più a vederli per un po' di tempo, durante la mia crescita. Solo più tardi, nel pieno della mia adolescenza, il mio spaesamento si fece più insopportabile e, da cattolica che mi battezzarono, divenni atea e da atea scoprii per caso la Wicca. Credevo, almeno in parte di aver trovato la mia casa, ma anche in quel mondo mi ritrovai spaesata e rimasi da sola con le mie paure e i miei dubbi. Fin da piccola mi capitava molto spesso di sentire pensieri e sentimenti che non mi appartenevano, spesso era disperazione, rabbia, frustrazione, tutti sentimenti che alla fine talmente tante volte che li ho provati sono finiti per appartenermi insieme alla mia vita. Inutile dire che ho dovuto tenere tutto quanto per me insieme ai miei tentativi di suicidio. Il primo fantasma che incontrai dopo anni fu quello di mia zia, subito dopo la sua morte. Mi veniva sempre in sogno, quasi tutte le notti facendomi credere che era viva e voleva che aiutassi mia cugina a non perdersi nel buio. Non capivo perchè volesse farmi così male...nella realtà lei non c'era e sentivo terribilmente la sua mancanza, poi nel sogno era viva ed ero felice, quindi al risveglio il mio dolore triplicava la sua mole. Poi incontrai altre persone che praticavano la mia stessa religione e ho scoperto con loro come sviluppare il mio terzo occhio e mi fu sempre più facile vedere gli spiriti...ma non fu altrettanto facile, una volta che questi capirono di essere ascoltati, sostenere la loro disperazione e le loro richieste di aiuto. E poi c'era il sangue. La rabbia che cresceva. Uno squarcio nel petto che si faceva sempre più lacerante e sentivo e vedevo fiamme. Sempre e solo fiamme.
Più vedevo spiriti più mi confondevo le idee, più soffrivo e le mie condizioni familiari non mi aiutavano affatto. Ben presto, se non prima, mi feci la nomea di quella strana e pazza e deviata. Ma io sapevo che nonostante tutto non era vero.
Infatti, incontrai sul mio cammino una ragazza identica a me, non fisionomicamente, ma mentalmente, intellettualmente e (soprattutto)spiritualmente.
Questa ragazza è la qui presente Deborah Borriello. Se eravamo pazze lo eravamo in due. Iniziammo a conoscerci già qualche anno prima che entrassi a far parte della sua classe, ma il primo giorno la guardai con occhi molto più attenti. E in quegli occhi ritrovai il mio stesso rammarico perpetuo. La vidi in disparte che ignorava tutti, come facevo io da anni ormai, e mi avvicinai. Non mi importava se non avevamo mai parlato, era come se la conoscessi da sempre. Le chiesi se andava tutto bene e da allora scoprimmo che avevamo passato lo stesso passato e ci accorgemmo di non essere sole.
Ben presto ci confessammo l'una all'altra che vedevamo gli spiriti nello stesso identico modo. Infatti ora lascerò il testimone a lei perché vi racconti la sua di storia e pian piano, puntata per puntata, capirete.
 
 

giovedì 6 dicembre 2012

Le ministorie - Quarta ministoria.


Goccia a goccia conto la pioggia,
spaesata mi ritrovo in uno spazio vuoto a contemplare le nuvole chiedendomi il senso delle cose.
Ti guardo come unica reliquia familiare che calorosamente mi riporta al ricordo di una vita felice. 
Io voglio tornare a Casa. 
Amandoti ricordo quelle notti di passione 
e nuove passioni mi ritrovo a vivere e rivivere con te nella mia mente, e il mio corpo palpita sentendoti accanto.
Il respiro si blocca insieme a me che, ferma, sono una preda tra le tue mani e tu mi divori mentre, in estasi, mi faccio divorare, perché lo voglio, perché ti voglio. 
I tuoi capelli neri mi solleticano le spalle, mentre stringi la mia pelle spoglia e il mio colore dorato spicca sotto le tue mani che forte mi afferrano e io mi faccio afferrare. 
Solo tua preda sono e di nessun altro. 
Vedo i tuoi occhi di fiume spalancarsi e le tue labbra schiudersi sentendo il calore che sale...
e quanto sei bello, amore mio, quando la tua carne sotto il morso dei miei denti freme e per poco non riesco a frenare la mia fame animalesca.
Sei peggio di una droga, amore mio, e i lividi e le cicatrici che ti lascerei ne sarebbero una prova, ma tu sei il mio angelo e come tale mi dispiaccio della tua immunità al dolore, poiché se non ne fossi dotato, sarebbe fonte di un ardente attizzo. 
 Sarò sadica nella mia passione? Non mi importa poiché mi tiene in vita. 
Ti prego, entra nel mio corpo, per fare di me tua parte. 
Ti prego, baciami ovunque poiché, come rugiada, il mio corpo disseterà le labbra del mio amore, e con le medesime labbra morderai la mia carne poiché io sono il sapore della tua anima così come lo è il tuo della mia. 
Sento le tue mani e soffro di piacere mentre ti vedo e non ti vedo in un'annebbiamento di nostri vapori. 
Sento scoppiare tutto in me, sono una caldaia vivente, ormai non riesco a fermarmi. 
E tu...soltanto tu sei la fiamma che m'infervora...e solo a te appartengo, amore mio, per sempre. 


sabato 1 dicembre 2012



Senti una voce nelle tenebre. La segui, ma d'un tratto non la senti più. Allora ti aggiri tra alcuni alberi inquietanti di cui solo tu conosci l'entità. 
Ti prego, ascolta il vento. 
Ti prego, ascolta il vento.
Ti prego, ascolta il vento.
Ricordati di chi sei. 
Sono qui, sai dove trovarmi.
Ti tendo la mano. 
C'è un'onda. 
Un'onda piena di confusione.
Devi farti strada, non demordere. 
L'acqua è un'arma a doppio taglio. 
Solo tu devi sapere come gestirla. 
E' in tuo potere.
Apri i tuoi occhi, poiché sei sonnifero di te stesso
e inerme ti lamenti dei tuoi sogni 
e di essi ti compiaci. 
Allorquando la tua indole schiuderà le membra della tua crisalide di pietra,
tu risplenderai nella tua vita.
Tu vincerai te stesso
e nel contempo imparerai a fare pace col medesimo. 
Non importa dove vai o cosa farai,
l'unica cosa che devi fare
e sapere. 
Come può la morte essere fine quando dopo di essa sento ancora la   voce del suo proprietario?
Quando vedo ancora il suo viso?
Quando sento ancora il suo corpo?
Voi non vedete ciò che è nascosto da uno spettro invisibile,
ciò che è visibile è occulto e ciò che è occulto traspare ovviamente.
Voi non vedete perché non sapete vedere. 
Io ti amo, perché non ti conosco.
E proprio perché non ti conosco voglio sapere di te. 
Sappi che io di te non ho paura. 
Perché so che avere paura non ha senso. 
Se mi pugnalerai, io continuerò ad esistere. 
Se mi schiaffeggerai io ti porgerò l'altra guancia e ti dirò 'forza, colpisci ancora, credi di farmi male? Il dolore è un'illusione che solo te inganna e di conseguenza, pensi che inganni anche me'.
Ma se vorrai accogliermi come io accoglierò te, accolto altrettanto sarà il nostro amore, poiché d'amore si parla e l'amore è anche il rispetto. 
Mi inchino a te, Ignoto, che tu possa amarmi proprio perché neanche tu, come me, mi conosci. 


giovedì 29 novembre 2012

Le ministorie - Terza ministoria



Ed ecco...è come se mi svegliassi da un brutto sogno. Spalanco gli occhi... e dal buio risalgo alla luce, in superficie. L'affanno mi assale ancora il petto, ma sto bene. Sono a casa mia. Al sicuro. C'è mio marito, è nel letto con me. Si è accorto che mi sono svegliata di soprassalto e si avvicina a me accarezzandomi la schiena, dolcemente, come se avessi appena vomitato. Lo sento accanto a me e subito mi sento rasserenata. Gli faccio un cenno col capo ad annuire e poggio la mia fronte contro il suo petto e lui mi stringe il viso con la sua mano, spostandomi i capelli scomposti. 
'Hai sognato di nuovo di vivere sulla Terra, vero?' mi chiede.
Annuisco di nuovo. Mi dà un bacio sulla fronte e mi stringe a sé sussurrandomi 'Sono solo ricordi, è tutto passato, ora stai qui. Con me. Con i nostri amici. Con i nostri figli. Va tutto bene, amore' 
Lo so. Per la prima volta...lo so. 
Maurice si alza dal letto e va in bagno. Apre il rubinetto dell'acqua calda nella vasca. Io ne sento il rumore e gli chiedo 'Amore, stai per fare il bagno?' mi risponde di sì. Gli chiedo se posso farlo con lui e lui mi annuisce sorridendo. Mi spoglio e lo raggiungo. Lo trovo già seduto nella vasca, ricoperto dalla schiuma. Mi immergo anch'io mentre lui mi fa spazio, gli sto di spalle. Lui mi cinge con le braccia e mi tira a sé. Faccio un respiro profondo. Poi butto fuori e appoggio il capo sulla sua clavicola. I nostri capelli neri si confondono e l'acqua li ha resi ormai fradici. I miei occhi cadono sulle bolle che fluttuano a un pelo dall'acqua. 

Sono blu. Verdi. Rosa. Come un opale. Sono bellissime. Ed è bellissimo anche trovarmi di nuovo qui. 


lunedì 26 novembre 2012

Il mio amore bianco...

Fammi dormire ancora tra le tue braccia, angelo mio.
Avvolgimi tra le tue ali e sentirò la carezza delle tue piume.
Circondami con le tue braccia e sentirò il calore del tuo cuore.
Amami come una sacra rosa ed io ti idolatrerò come un dio,
dissetati con la mia rugiada ed io ascolterò il tuo canto
e ti seguirò, amore, ti seguirò.
Cavalco il cielo sospesa nel vento.
Volo dal mio cuore e scendo nel tuo,
ovunque, amore, vedo e rivedo
il buio nell'acqua e l'acqua nella luce.
Ascolto il suono del tuo battito corporeo finché posso,
perché un giorno non sentirò più né il mio, né il tuo
e allora saprò che saremo liberi di amarci in un perpetuo tempo.


Amore mio, ti amo <3


domenica 25 novembre 2012

Le mie libertà:

Voglio avere la libertà di correre contro le spire del vento. 
Voglio avere la libertà di vedere ad occhi chiusi senza che mi giudichino. 
Voglio avere la libertà di parlare la mia lingua e di parlare al cuore.
Voglio avere la libertà di poterti amare.
Voglio avere la libertà di baciare l'aria come un corpo consistente. 
Voglio avere la libertà di fare l'amore con l'Amore. 
Voglio avere la libertà di consolare chi è disperato.
Voglio avere la libertà di dare conforto e di essere ascoltata non per il bene mio ma per quello di chi mi ascolta. 
Voglio avere la libertà di trarmi via dal buio. 
Voglio avere la libertà di aprire gli occhi di chi non vuol vedere. 
Voglio avere la libertà di dare la mia mano a chi mi odia. 
Voglio avere la libertà di dare il coltello a chi mi vuole morta per fargli poi capire che io non smetterò di esistere. 
Voglio avere la libertà di vedere nel rosso non il sangue e la rabbia ma sangue e la vita.
Voglio avere la libertà di non far soffrire alcun essere. 
Voglio avere la libertà di gridare temeraria quando mi terrorizzano.
Voglio avere la libertà di non essere mai stanca di combattere. 
Voglio avere la libertà di poter reclamare la pace.
Vorrei avere la libertà dalla mia antica rabbia.
Voglio avere la libertà di essere libera. 


lunedì 19 novembre 2012

Viso invisibile.


Sento le tue mani, sento il tuo freddo e il tuo calore al tempo stesso, il tuo battito, il tuo respiro, i tuoi baci, la tua anima contro la mia...ma i miei occhi percepiscono un'immagine sfocata di te. Dove sei, amore?
Il buio è una finestra e io spalanco le braccia gettandomici attraverso, d'un fiato.
Fammi guardare con gli occhi d'un cieco, amore mio, 
poiché da vedente sono cieca. 



martedì 13 novembre 2012

Il mio Uomo...

"Non siamo uniti da una fede ma da un fato comune...ma soprattutto dall'amore"


Bell', eh?

Guardate un po' il ritratto che ha fatto mia sorella!!! :DDDDD

TA -DAAAAAAAAAAAAAAAM!




From Deborah Borriello :DDD

domenica 4 novembre 2012

E' difficile...

E' difficile stare al passo col programma quando il programma dipende dal tempo e per me il tempo non esiste...

Quanto mi sento di un'altra dimensione!


La nostra canzone...

Aerosmith - Angel





giovedì 1 novembre 2012

Ti vogliamo bene, Buckley .


Tu sei la prova che la morte non è la fine di tutto. 


E a me piace ricordarti così xD


Fratello, sei un grande \m/


Nulla accade per caso...

Ciò che dobbiamo compiere sulla Terra, non è niente altro che un cammino. 


Gli spiriti ci guidano, ma spesso non li ascoltiamo. 
Eppure ci basta semplicemente usare anche solo un po' di immaginazione per stabilire un flebile contatto...


Ritornare bambini. Per riacquistare la capacità di percepire le cose esattamente come sono. 
I bambini sono l'essenza pura di ciò che eravamo un tempo in un'altra dimensione, senza tempo e con uno spazio variabile.


 Anche Wordsworth lo diceva. Egli era convinto che un Grande Spirito fosse all'origine di tutte le cose... e da questo Spirito, diceva, noi ci scindiamo al momento della nascita. Dopo di che dimentichiamo man mano che avanza la nostra crescita...e perdiamo di vista la capacità di percezione delle 'Energie Originarie'.


Quella dimensione possiamo ritrovarla...
semplicemente, basta aprire gli occhi chiudendo le palpebre...e poi...
Camminare. 



martedì 23 ottobre 2012

Dimensione Kosmo.

Nasci su questa Terra per imparare a conoscerla. Ma ti insegnano che esiste soltanto essa e ad essa ti insegnano ad assuefarti, mentre ti accorgi di un senso di vuoto che ti attanaglia lo stomaco...
forse, pensi, se ne andrà quando avrò conosciuto meglio questa Terra.



Percorri questa Terra e credi di aver ormai imparato. E se hai imparato allora perché certi conti non tornano ancora?
Perché se il mondo è come ti hanno insegnato, ancora non ti senti convinto? Perché quel senso di vuoto non riesci ancora a colmarlo? Perché hai sempre l'impressione di essere ad un passo dalla verità ma puntualmente non la trovi?
Perché ti senti terribilmente solo?
Perché senti di non appartenere a questo mondo?


Perché appunto, forse, non gli appartieni. 

C'é una sola risposta che potrà salvarti. Un solo frutto che potrà saziare la tua fame. Un solo calice d'ambrosia che potrà placare la tua sete. 

La tua anima. Solo la tua anima conosce tutte le risposte. Segui solo quella e lei saprà guidarti. 



venerdì 19 ottobre 2012

Ascoltare il suono

Ogni cosa è in grado di parlare
anche il silenzio, 
basta saperlo ascoltare 
e cercare quella connessione 
che ti isola da tutto il resto. 


Tutto intorno a te diventa un mondo a parte,
tutto è come lontano. 
Il tuo universo è piccolo, ma ti basta. 
Perché la mente è infinita 
e a volte l'infinito può essere contenuto in una goccia nelle tue mani. 


Puoi ascoltare voci di  miliardi di lingue 
che urlano lo stesso sorriso.
Puoi sentire sulla tua pelle una lacrima di mille pianti,
che in coro invocano aiuto. 
La parola è un suono e il suono è una parola.
Ogni frequenza ha un significato. 
Nulla è lasciato al caso. 



lunedì 15 ottobre 2012

Limiti = illusione.

E' per colpa del buio che siamo rimasti in così pochi...cosa è veramente vostro? Niente. Niente è vostro, la terra non è vostra. L'Italia in realtà non esiste, la Germania, la Francia, la Spagna, in realtà non esistono. Sono delle illusioni. Sono solo dei limiti che la Terra o gli spiriti che le appartengono non hanno mai tracciato. Non è l'uomo che è venuto sulla terra che è stato a voler imporre il proprio dominio, ma il suo lato vuoto. Non è neanche male perché il male implica l'esistenza di un suo contrario. Ma non c'è niente di buono nella parte vuota dell'uomo. La terra è terra. E noi siamo suoi ospiti da sempre. Tutti lo capiscono ma nessuno vuole accettarlo. Non esiste la proprietà su niente. Ma sinceramente io non sono comunista, la mia è solo una constatazione di fatto. La proprietà implica che ci debba essere un grado di superiorità da poter assumere. Ma qua siamo tutti spiriti uguali, non parlo neanche di persone. Noi, tutti noi, siamo spiriti e anche la morte non è niente altro che un'illusione. Non esiste un inizio né esiste una fine. Noi ci trasformiamo, non è solo la chimica che lo dice. E' così. Siamo noi che siamo convinti che dopo la morte non ci sia più niente. Ma non è vero.Quel cretino di Epicuro non aveva capito niente. E invece di farci influenzare dalle tendenze dell'epoca dovremmo sentire noi stessi. I movimenti politici, le correnti culturali, le mode, tutte massificazioni. Ci hanno impedito di ascoltare la nostra anima. Non dobbiamo più permetterlo. 



sabato 6 ottobre 2012

Che prezzo ha l'intensità...?

Ricordo i tuoi capelli scuri e lunghi sparsi nell'erba d'un antica prateria. 
I tuoi occhi smeraldo mi guardano e io li ricambio seduta accanto a te, 
sorridendo osservo la tua espressione beata mentre cerchi di rilassarti sul terreno come un bambino che gioca. 
Mi accarezzi...non ricordo se i capelli o la mano, ma mi accarezzi.
Con quel gesto che ora mi sembra così lontano,
ma che in realtà ho percepito tante volte. 
E ogni volta è sempre diversa e uguale al tempo stesso. 
Vedevo come ti sentivi libero di stare insieme a me
come ti sentivi felice,
nella nostra solitudine...
come stavamo bene.


Avevamo perso tutto e ciò che amavamo era finito nel sangue 
ma la pace era con noi di nuovo.
E noi eravamo in paradiso. 
Il Nostro Paradiso.


Il nostro piccolo angolo senza tempo 
che solo noi conoscevamo, non c'era epoca, non c'era influenza culturale, non c'era moda, non c'era niente.
Solo noi. 


Quanto abbiamo corso insieme.
Quanto abbiamo fatto l'amore insieme.
Quanto ci siamo amati senza freni.


Che prezzo c'è all'intensità, tu lo sai?
Perché io non riesco a calcolare in alcun tipo di termine quella 
di quei momenti infiniti.
C'era solo l'alone di nostro che veniva emanato da un tempo che non esisteva.
E io sorridevo.
Ho calcolato di più il tempo che ho passato a piangere che quello passato a ridere. 
Ma in realtà non dovrei calcolare proprio niente...
E così facevamo noi.


Ma, amore mio, non avevamo ancora imparato a combattere.

Ora siamo in grado di farlo. 
Insieme. 

Indian Spirit

Non è la terra che appartiene a noi, ma siamo noi che apparteniamo alla terra...



martedì 25 settembre 2012

Posso permettermi di essere malata?!? -.-''

Sto gettata sulla sedia di fronte al computer, ad aggiornare il blog, 38.2 di febbre e mia madre fa 'Ah! Vedo che stai in piedi! Visto che ci sei potresti mettere la stanza in ordine? E anche i piatti!'

.................................................................................................

Ora tu mi devi dire in quale paese una che sta seduta sulla sedia all'occhio umano risulta stare in piedi. -.-''


Se solo sapeste...

E' disgustoso. Ciò che ha fatto l'uomo bianco è stato veramente disgustoso. Se posso dire la mia, siamo noi europei una delle popolazioni peggiori e barbare sulla faccia dell'intero pianeta. La chiamiamo Repubblica questo Stato, quest'Italia che si fa vanto dell'aggettivo 'democratica'. La mia non è una generalizzazione. Non vi sono pregiudizi, né qualsiasi tipo di razzismo, nelle parole che sto scrivendo. 
Voglio spiegare che orrore ha provocato l'uomo bianco in un episodio storico in particolare, che, appunto particolarmente, mi sta a cuore. Un episodio che comincia dal 1492. E credetemi, era meglio se l'America non l'avessero mai scoperta. Anche se a quel punto, sarebbe stato inevitabile. 


Innanzitutto, prima dell'avvento del deficiente bianco vivevano, solo nell'America del Nord, circa 3 milioni di indiani, mentre nel 1890 gli indiani erano arrivati a 250.000, rifugiati nell'Ovest del Continente. Nell'Est erano già scomparsi come vapore al vento. 

Le tribù erano classificate per famiglie e probabilmente discendevano tutti da una stessa tribù ancestrale dalla quale si originarono tutte le lingue. 

Abbiamo 5 gruppi:

Algonchini - Wakash;
Hoka - Sioux; 
Penuti - Na-Dené;
Aztechi - Tanoan;
Eschimesi - Aleutini. 

Ognuno di questi gruppi riunisce diverse decine di famiglie. I nomi sono troppo numerosi per elencarli qui. 

Il punto del post non è questo. Ma comunque vorrei inserire alcune informazioni iniziali per fare un quadro limpido della situazione.

La natalità era assai inferiore a quella dell'Europa moderna, dove la media di sei individui presso le famiglie contadine, che costituivano allora il 90% della popolazione. 



La donna indiana, inoltre , metteva al mondo tre o quattro bambini, di cui solo due sopravvivevano vista una forte mortalità infantile.  
La mancanza di latte animale obbligava la donna ad un eccessivamente lungo periodo di allattamento che portava la donna all'amenorrea da allattamento, dunque anche sterilità che riduceva le famiglie. Nei periodi di siccità si ricorreva anche all'infanticidio attraverso metodi contraccettivi naturali, come per esempio, tisane. L'uomo indiano si sposava in età avanzata, poiché era doveva prima diventare un abile cacciatore per provvedere alla famiglia. Invece, la mortalità degli adulti era molto più ridotta, soprattutto rispetto all'Europa moderna.
Dunque anche se lenta la crescita della popolazione era regolare. Purtroppo la più grande minaccia era la carestia. La siccità rendeva questi popoli nomadi. I cacciatori emigravano in nuovi territori e i contadini diventavano cacciatori. In casi estremi arrivavano anche al disboscamento per attirare i bisonti nelle loro terre. 

Quando arrivarono i bianchi, questo equilibrio demografico già precario fu sconvolto. Gli indiani non avevano la più pallida idea delle terribili epidemie europee quali peste, vaiolo, sifilide, ecc. 
L'assenza di tali epidemie era dovuta al clima rigido al momento della traversata dell'artico; freddo e difficoltà eliminavano chi era debole o malato, riducendo così il pericolo di contagio. 

Fu così che, missionari, mercanti, avventurieri, contagiarono l'intero continente facendo morire i nativi in pochi giorni e facendo così sparire poco a poco intere tribù a causa anche di colera, tubercolosi, tifo, meningite, malattie alle quali gli indiani non erano per niente preparati e solo dopo moltissimo tempo e un numero imprecisato di vittime riuscirono poco a poco ad immunizzarsi da esse. 
Fu questa, per l'uomo bianco, un'arma infallibile per annientare la combattività degli indiani. Scoprirono, ben presto, che erano i portatori di tali malattie, e le iniziarono ad usare volutamente contro le tribù più ribelli. Come se non fossero bastati i genocidi e le estinzioni di famiglie intere. 

Ma non voglio solo illustrarvi quale abominio il deficiente bianco ha messo in atto. Questo ormai dovreste saperlo tutti anche se sembrerebbe di no, visto le poche occasioni nelle quali se ne è parlato. 

Voglio anche illustrarvi il loro modo di pensare, la loro politica. 

A cominciare dalla loro visione della guerra.
Come scrive Philippe Jacquin nel libro 'La storia degli indiani d'America', "La guerra è figlia dell'aggressività".
 Gli indiani ritenevano che l'aggressività necessaria, oltre che un comportamento naturale.
Essa infatti ha due funzioni importanti:
- impedire la formazione di vaste comunità;
-  l'emergere di uno Stato unico.  


Il guerriero indiano, inoltre, non ha bisogno di uccidere il proprio avversario, gli basta vincere una prova assegnatagli dalla tribù. Per i Crow, per esempio, quattro azioni di guerra erano onorevoli; portar via un cavallo dal campo avversario, appropriarsi delle armi del nemico, tutto ciò che costituiva l'appropriamento di un bottino di guerra era sufficiente a simboleggiare la caduta dell'avversario e a legittimarne lo stato di inferiorità in confronto al vincitore. Da qui il guerriero traeva grande considerazione da tutta la tribù. 


La dichiarazione di guerra veniva annunciata da un emissario che andava dalla tribù ostile. La guerra durava poco tempo e non tutti i guerrieri della tribù erano obbligati a parteciparvi. Le famiglie che avevano perduto uno dei loro in combattimento potevano adottare un prigioniero. Talvolta i prigionieri venivano sacrificati alle divinità, come presso i Natchez, o torturati fino alla morte come presso gli Irochesi. 

Questo però, non dev'essere visto come un segno di barbarie. Pensateci, non fermatevi alle apparenze. Questa usanza impediva dunque l'eccessivo spargimento di sangue. Non praticavano stragi o stermini, o genocidi, come hanno fatto gli europei per secoli nelle guerre, ma semplicemente, quel prigioniero, era l'equo prezzo da pagare per aver assassinato un uomo in guerra. E il numero degli uomini sacrificati agli dei a questo punto, come vi risulterà era molto minore, in confronto alle vittime mietute nelle guerre degli europei e del Continente a fianco (xD ) , innumerevoli e spesso uccise anche per puro divertimento sadico, che non hanno risparmiato nemmeno ai nativi americani, del resto. 

Come dicevo, appunto, la guerra impediva il formarsi di ampie comunità e quindi, di uno Stato. 
Questo rifiuto dello stato spiega l'eguaglianza che regnava tra le tribù. La tribù indiana è profondamente democratica e tra i suoi membri non c'è nesso di prevalenza. 
Nessun membro della tribù è sottoposto a un obbligo di lavoro o di tributo verso un altro. Ognuno caccia e lavora secondo i propri bisogni familiari; una volta soddisfatti i propri bisogni, l'indiano può dedicare il suo tempo al riposo, alla danza, alla dialettica.
'Uguaglianza non significa individualismo forsennato' dice Jacquin. 
Inoltre, nelle tribù vi erano associazioni che si occupavano del rispetto delle regole:
si occupavano della protezione dei campi, del rispetto delle regole della caccia, impedivano l'abbattimento di alberi, e cacciavano i bracconieri, il colpevole veniva privato delle armi e della selvaggina catturata, se resiste può anche essere ucciso. 

Ogni tribù aveva un capo che non aveva alcun controllo sui membri della tribù, ma ne era solamente il portavoce, egli non comanda né istituisce tasse o tributi, ma anzi è il membro più generoso: è lui infatti ad avere l'obbligo nelle festività di distribuire equamente doni ai membri del clan.
Essendo il portavoce della tribù, il capo indiano dispone di un'abile dialettica. Tutti i grandi capi indiani sono noti per il loro talento oratorio.
'La parola del capo non ha potere di legge, egli deve persuadere con la parola, non possiede altro mezzo di pressione sui membri della tribù' . 
E' il capo ad essere al servizio della tribù, non ha alcuna autorità. 

A questo punto penso proprio che non eravamo noi quelli più 'civilizzati' ma erano loro i più evoluti.


Fasi Lunari...)O(

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